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venerdì, ottobre 28, 2011

Un'altra intervista a George Martin!

Se George R.R. Martin pensava di avere un fan base accanito quando ogni libro della sua saga fantasy best seller "A Song of Ice and Fire" era divorato da lettori impazienti, il successo dell’adattamento HBO di Game of Thrones ha alzato considerevolmente l’asticella. Abbiamo parlato a Martin mentre si accomodava dopo un lungo tour PR e tornava per lavorare al prossimo libro della saga, The Winds of Winter.

George R. R. Martin

Qual è il tuo coinvolgimento nella stagione due di Game of Thrones?
Ho scritto l’episodio nove, "Blackwater." Al momento stanno girando lo show nell’Irlanda del Nord. Mi piacerebbe essere lì a guardare, ma sono molto preso da altre cose.

Quali attori si sono appropriati dei personaggi e hanno portato qualcosa di nuovo e sorprendente, aggiungendo nuovi strati che non c’erano per forza quando li hai creati?
Penso che abbiamo un cast spettacolare in generale; i nostri direttori del casting hanno fatto un lavoro fantastico. Sicuramente Peter Dinklage ha fatto un lavoro magnifico con Tyrion, che è uno dei miei personaggi preferiti nei libri. Non abbiamo nemmeno fatto fare le audizioni, abbiamo sempre parlato di lui per il ruolo. Lo stesso vale per Sean Bean — anche se abbiamo fatto le audizioni ad alcune persone per il ruolo — ma abbiamo sempre voluto Sean ad è stato incredibile in quel ruolo.
Un altro gruppo che merita una menzione speciale sono i bambini — è molto difficile scegliere un bambino. I nostri bambini devono portarsi sulle spalle un serio peso drammatico — ci servivano degli attori giovani davvero bravi. Ce ne sono capitati di formidabili.

Qual è la tua preoccupazione più grande per il TV show quando entrerà di più nella profondità della storia?
Sicuramente ci sono sfide che si presentano davanti, e con il proseguimento dello show diventeranno più grossa. Volevo scrivere un libro grande quanto la mia immaginazione. Ora David [Benioff] e Dan [Weiss] affrontano la vera sfida di come tradurre questa cosa complessa, con un cast di migliaia, castelli enormi, draghi e muri di ghiaccio: serie sfide di produzione che crescono con ogni libro. Credo che una delle difficoltà più grosse sia il budget e il tempo per le riprese. Abbiamo avuto dieci ore per la prima stagione e lo stesso per la seconda. Boardwalk Empire ne ha dodici, Treme ne ha dodici — se avessimo avuto due ore in più avremmo potuto raccontare molto di più della storia. Storm of Swords [il terzo libro] è enorme e dovrà essere spezzato in due stagioni, penso. Ma David e Dan sono grandi e hanno messo insieme una grande squadra. Quindi se qualcuno può riuscirci, loro ci riusciranno.
L’altra cosa che mi preoccupa è ciò che io chiamo l’effetto farfalla. Se vi è famigliare il racconto breve di Ray Bradbury, sapete cose intendo. In TV, abbiamo visto la morte di Mago, ma lo rivedremo nei libri, è ancora vivo. Dovrà essere diverso nello show rispetto al libro, perché lo hanno ucciso. Questi sono quei generi di effetti-ripercussione che possono accadere.

Come gestisci tutti quei dettagli? Esiste qualche enciclopedia gigante o un file del computer che usi quando scrivi?
E’ per la maggior parte nella mia testa. Elio Garcia [che dirige Westeros.org] sembra conoscere Westeros meglio di me. Inizio a desiderare di non essermi mai scomodato per il colore degli occhi della gente. [Nota: questo è argomento di molte contorte teorie cospirazioniste dei fan.] E quella è stata una delle prime cose ad andarsene nella serie TV: le lenti a contatto viola non stavano bene davanti alla telecamera.
[Se avete solo guardato lo show ma non avete letto tutto fino ad A Dance With Dragons, potreste volervi fermare qui. Ci sono spoiler più avanti.]

Parlo a nome di tutti i tuoi lettori impazienti e ti chiedo: a cosa stai lavorando in questi giorni, a parte il tanto atteso The Winds of Winter?
Il tour per il libro ha richiesto molto tempo. So che alcuni scrittori riescono a scrivere in viaggio, ma io non sono uno di questi. Ho circa 100 pagine fatte per il prossimo libro, che sono principalmente pagine che avevo finito [per A Dance With Dragons] e che ho deciso di togliere. Ci tornerò su a gennaio.
Prima di questo, ho bisogno di finire diverse altre cose. Ho una nuova novella Dunk and Eggche comparirà nell’antologia chiamata Dangerous Women. Ho anche da fare la concordanza, The World of Ice and Fire, che sarà un grande lucido libro sulla storia e la genealogia di Westeros. Ci sto lavorando su con Elio Garcia.

Avrà del materiale nuovo, o sarà solo messo tutto insieme in un posto?
Ci saranno delle storie che non sono stato in grado di inserire da altre parti.

Con il procedere dei libri, sembra che otteniamo sempre più informazioni su quello che succede il passato, prima dell’inizio del primo libro. Sembra quasi che la storia di muova in due direzioni, indietro e avanti al tempo stesso.
Ho rivelato sempre di più della Ribellione di Robert, la giovinezza di Robert e Ned e quello che è accaduto a loro. La gente ha fatto domande, ma io non ho intenzione di scrivere un prequel, perché con ogni libro scopri sempre di più, cosa che fa luce sul presente in modo diverso.

Alcuni degli sviluppi in A Dance With Dragonsaprono la possibilità che alcuni personaggi possano essere in grado di influenzare gli eventi che sono già accaduti. Lasci aperta la possibilità che il passato possa essere malleabile?
[Lunga pausa.] Non è qualcosa che mi interessa rivelare. Direi che il passato, il presente e il futuro sono un continuum, e ci sono diversi modi di guardarlo. Il passato è sempre con noi.

A Dance With Dragonsdedica molto tempo ad Essos, che è in qualche modo analogo all’Asia e al Medio Oriente nel mondo in cui la storia è ambientata, in contrapposizione a Westeros, che sembra essere molto debitore all’Europa Occidentale. Mentre leggevo di Dany, che è diventata una governante straniera dalla pelle chiara in una terra esotica, questo mi ha ricordato The Man Who Would Be King, il film di Sean Connery e Michael Caine basato su a Rudyard Kipling story. Pensi a questi parallelismi — colonialismo, il “fardello dell’uomo bianco” — quando scrivi?
Ho detto molte volte che non mi piacciono le allegorie mal mascherate, ma alcune scene riecheggiano nel tempo. Altre persone hanno fatto l’osservazione, molto più contemporanea, che ci potrebbero essere degli echi della nostra attuale disavventura in Afghanistan e Iraq. Sono consapevole dei parallelismi, ma non sto cercando di spalmare della pittura sulla guerra in Iraq e chiamarlo fantasy.

Quando le civiltà si scontrano nei tuoi libri, invece di Fucili, Gemme e Acciaio, forse è più Draghi, Magia e Acciaio(e anche Gemme).
C’è magia nel mio universo, ma è abbastanza poca in confronto agli altri fantasy.
I draghi sono un deterrente nucleare, e solo Dany li ha, cosa che in un certo senso la rende la persona più potente del mondo. Ma è sufficiente? Questo è il tipo di problemi che cerco di esplorare. Gli Stati Uniti attualmente hanno la capacità di distruggere il mondo con il nostro arsenale nucleare, ma questo non significa che siamo capaci di raggiungere specifici scopi politici.
Il potere è qualcosa di più subdolo. Puoi avere il potere di distruggere, ma questo non ti dà il potere di cambiare, di migliorare, di costruire.

Alcuni dei tuoi accaniti  lettori, incluso me, hanno passato molto tempo a speculare su quanti diversi tipi di magia ci sono lì nel tuo mondo. O è tutto manifestazione delle stesse misteriose forze soprannaturali?
E’ qualcosa che mi piace rivelare poco alla volta.
Vi posso dire che in genere quando hai a che fare con la magia nel fantasy, devi mantenerla magica. Molti scrittori fantasy risolvono questi sistemi dettagliati, e io penso che sia un errore.
Per far sì che la magia funzioni in senso letterario, deve essere sconosciuta, strana e pericolosa, con forze che non possono essere predette e controllare. Ciò la rende, credo, molto più interessante ed evocativa. Funziona come simbolo o metafora di tutte le forze nell’universo che non comprendiamo e forse non comprenderemo mai.

Quindi, non vuoi spiegare i livelli midi-chlorian?
Se avessi voluto scrivere fantascienza, avrei scritto fantascienza.


Fonti:

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